mercoledì, maggio 13, 2009

Acqua contaminata da un rubinetto su quattro

Ricerca su 50 città in 17 regioni. Dai derivati del cloro ai batteri, le sostanze pericolose.

Ma che cosa esce dai nostri rubinet­ti? Inquinanti chimici derivati dalla clo­razione e colibatteri che invece non do­vrebbe esserci. Lo studio della seconda università di Napoli, di cui il Corriere aveva anticipato i primi risultati nel­l’agosto 2008, è andato avanti e si è al­largato a 50 città italiane in 17 Regioni. La sorpresa è stata la comparsa anche di batteri che proprio la disinfezione (clorazione) dovrebbe eliminare.

L’obiettivo era quello di esaminare la qualità delle acque che si bevono: quelle dei rubinetti di abitazioni e quel­le minerali imbottigliate in Pet (le clas­siche bottiglie di plastica) di 24 diffe­renti marchi, corrispondenti al 73% del mercato. In totale oltre 35.000 analisi. Nelle città principali (Milano, Torino, Napoli, Roma, Venezia, Bari, Grosseto, Firenze, Pavia, Vercelli, Novara, Bolo­gna, Genova) i campioni prelevati dai rubinetti sono stati almeno una venti­na in case di zone diverse. Massimiliano Imperato, docente di Idrologia e Idrogeologia dell’università Federico II di Napoli e Direttore del Ce­ram (Centro europeo di ricerca acque minerali), è il coordinatore dello stu­dio. Spiega: «I risultati ottenuti indica­no elementi di criticità igienico-sanita­ria nelle abitazioni, dovuti soprattutto alla presenza di contaminanti di natura chimica (composti organo alogenati e trialometani) e microbiologica».

Quali sono le criticità individuate? Imperato riassume: «La presenza in un caso su 4 (circa 25% dei campioni di ac­qua potabile analizzata al rubinetto di casa) di contaminazione fecale proba­bilmente per una scarsa manutenzione delle tubature o dei serbatoi privati. In questi casi il 'carico' di cloro si rivela insufficiente per una completa disinfe­zione delle acque». Il secondo elemen­to di criticità è la presenza quasi siste­matica di trialometani (per esempio cloroformio) e di composti organoalo­genati (trielina, percloroetilene, diclo­roetano). Sottoprodotti chimici della pur fondamentale clorazione: i residui della reazione tra le sostanze presenti nell’acqua (sostanza organica, carica batterica e organismi patogeni) e addi­tivi disinfettanti. Più cloro, più sotto­prodotti «inquinanti».

Ovviamente questi dati riguardano solo i campioni esaminati. «Sì — dice Imperato — ma dovrebbero indurre a fare controlli proprio ai rubinetti e non solo a monte». I gestori degli acquedot­ti, infatti, devono per legge assicurare la disinfezione delle acque fino al con­tatore. Dopo i controlli andrebbero ri­chiesti dagli amministratori dei condo­mini, dai proprietari delle abitazioni. Eppure, sarebbe meglio valutare l’ac­qua proprio al rubinetto. L’eccesso di cloro da che dipendereb­be? Spiega Imperato: «In reti di distri­buzione molto lunghe e articolate, vi sono difficoltà nell’individuare il mini­mo dosaggio utile capace di assicurare la necessaria disinfezione delle acque evitando, allo stesso tempo, la forma­zione di sottoprodotti». I trialometani, in particolare, che mostrano forti varia­zioni di concentrazione nelle acque po­tabili in base alle stagioni. Quando è caldo occorre più cloro per disinfettare le acque. «Per questo andrebbero effet­tuati — insiste Imperato — almeno 4 controlli annui, e non uno solo come prevede la normativa». La distribuzione geografica dei con­taminanti mostra una netta prevalenza dei composti organo alogenati (te­tracloroetilene e tricloroetilene) nel Nord-Italia. Nelle Regioni del Sud (Pu­glia e Calabria) prevalgono i trialometa­ni, in particolare il cloroformio. Il bro­moformio è più presente nelle zone co­stiere della Toscana, bassa Liguria e Pu­glia ionica. I numeri: il 32,82% dei cam­pioni da rubinetto presenta limiti oltre la norma di composti organoalogenati; il 72,82% di trialometani; il 77,44% di entrambi.

Il problema è nei limiti am­messi. C’è disputa tra gli esperti sulle dosi minime tollerabili. E i batteri fecali? Dice Imperato: «Contaminanti di origine microbiologi­ca sono stati riscontrati nel 24% dei campioni da rubinetto analizzati». In particolare nel 5,56% è stata rilevata la presenza di Escherichia coli, nel 18,52% di Coliformi totali, nell’11,11% di Enterococcus faecalis. Inoltre nel 2% è stata rilevata la presenza di Pseudo­monas aeruginosa, nel 15% di Aeromo­nas hydrophila. Conclude Imperato: «In nessun caso è stata rilevata la pre­senza di indicatori di contaminazione fecale o ambientale nelle acque minera­li imbottigliate».

I rischi per la salute? Risponde Mar­co Guida, Igienista e tossicologo: «Re­centi studi hanno mostrato una correla­zione tra l’assunzione prolungata di ac­que clorate e l’aumentato rischio di cancro a prostata, vescica e retto». C’è poi la tossicità per fegato e reni. Infine, tracce di medicinali. «Mini­me — dice Matteo Vitali, chimico igie­nista de La Sapienza di Roma — ma che superano i depuratori del sistema fognario. E alla fine finiscono nei fiu­mi, nei laghi, in mare, nel suolo». Qua­li farmaci? Antibiotici, ansiolitici, an­ti- infiammatori. «Tant’è — aggiunge Vitali — che dal punto di vista normati­vo le aziende farmaceutiche dal 2000 devono anche presentare dossier relati­vi all’impatto ambientale dei principi attivi».

--- tratto dall'articolo di Mario Pappagallo pubblicato sul CORRIERE DELLA SERA il 12.05.2009 al seguente Link

giovedì, gennaio 22, 2009

Bambini nel mirino delle polveri sottili

L'importanza di una corretta depurazione e filtrazione dell'aria garantisce la migliore tranquillità durante la vita quotidiana e la crescita dei Vs. figli. E' difatti recentemente emerso che i bambini molto piccoli, e probabilmente anche i feti, sono molto sensibili all'inquinamento atmosferico.

Gli studi dimostrano che c'è un forte nesso tra l'inquinamento dovuto alle polveri sottili e i decessi per disturbi respiratori nel periodo appena successivo alla nascita. Le prove sono anche sufficienti per attribuire un nesso tra inquinanti atmosferici ed effetti negativi sullo sviluppo dei polmoni: sia i danni reversibili alle funzioni polmonari, sia la riduzione cronica dei tassi di crescita di questi organi sono legati all'esposizione del particolato atmosferico. Senza contare, cosa ben più risaputa, che le polveri sottili sono responsabili dell'aumento dell'incidenza di tosse, bronchite e complicazioni dell'asma.

Le stime indicano chiaramente un crescente rischio di morbilità e mortalità dovuto all'esposizione a lungo termine alle polveri sottili.

Da un'inchiesta condotta nel febbraio 2007, un viaggio tra le polveri sottili di Roma e Milano in compagnia di un rilevatore portatile, lo Smog è risultato alle stelle in strada, qualche sollievo in negozi e librerie. I picchi hanno superato anche di dieci volte i limiti delle centraline. Articolo completo PDF

L'attuale legislazione relativa all'emissione di inquinanti dovrebbe rallentare questa tendenza.

--- Libera interpretazione di una pubblicazione ALTROCONSUMO al seguente Link